Le eroine dei primi giochi per computer si muovevano nel quadro del monomito di Joseph Campbell: fungevano da guida o da ricompensa dell’eroe, erano qualcosa di simile al Santo Graal che serviva da impulso per l’inizio della ricerca. Il loro aspetto era primitivo, o meglio, corrispondeva all’immagine archetipica della cortigiana in pericolo: il più delle volte erano signore dai capelli biondi, con grandi occhi azzurri, voce di velluto e busto ipertrofico.
Esiste uno stereotipo secondo cui il pubblico femminile non è incline a interessarsi a giochi con elementi violenti e ama le missioni, gli strategici come Civilisation e i simulatori come The Sims, in cui bisogna creare, non distruggere. Agli uomini, invece, piacciono i giochi d’azione, gli sparatutto e i giochi d’avventura che includono violenza e sesso. Tuttavia, secondo uno studio degli scienziati del California Institute of Technology, pubblicato sulla rivista Nature, entrambi i sessi hanno centri del piacere e dell’aggressività situati nella stessa parte del cervello, il che suggerisce che alle donne e agli uomini piace allo stesso modo correre rischi.